I gufi non sono quello che sembrano.

Leggi qui l’intro dell’episodio 08 dalla Signora Ceppo.

Spoiler Alert!

Avrebbe dovuto dirigere l’ottavo episodio della serie Steven Spielberg, che desiderava tanto farlo. Ma figuriamoci se Gordon/Lynch glielo avrebbe mai permesso, dal momento che da solo, come il pilota, questo episodio contiene tutte le domande che contano e anche le risposte. Non solo i gufi, non sono quello che sembrano. A Twin Peaks, niente lo è. Inoltre non bastava il tormentone “Chi ha ucciso Laura Palmer?”, ora saremo qui per le prossime ore anche a chiederci chi ha sparato a Dale. O almeno se lo chiederanno quelli che ancora non conoscono la storia. Senza timore di esser citata per spoiler improprio, ricordando di leggere sempre le avvertenze se siete capitati qui per caso, non sarà un delitto ricordare a noi stessi che non è importante il fatto che sia stato Leland a uccidere Laura, né che sia stata Josie a sparare a Dale. Quel che conta è il codice. Quel sottotesto che tanto piace a Gordon e che qui ci dice subito che Dale si trova in uno strano limbo tra la vita e la morte. Steso, come suggerisce la prospettiva, accanto a un’anatra,  altro non potrebbe fare.
I gufi non sono quello che sembranoLa nostra amica anatra ci ricorda infatti, come Gordon vuole, che ci sono situazioni in cui si è tra i due mondi, proprio a filo dello specchio d’acqua, con le zampe immerse in una realtà e la testa in un’altra. Niente di diverso da quello che ogni volta ci ripete nelle ultime immagini dei titoli di testa insomma. Un po’ come in un sogno. Una volta chiarita la possibilità di una comunicazione tra i due mondi, ecco che subito ci pone davanti all’immagine di un accessorio importante, proprio appoggiato su una lettera (altro simbolo di comunicazione): il telefono. Anch’esso vicino all’anatra. Vi volete ricordare come funziona un telefono e perché è tanto importante? Date un’occhiata alla trattazione dell’episodio pilota. Dal telefono arriva una voce da un mondo lontano, appena percepita da Dale. Dale, in questo momento non può comunicare con Andy , piuttosto riesce a farlo con il simpatico vecchietto del servizio in camera. Chi è quell’anziano signore? E’ il Gigante che è il vecchietto o viceversa? One and the same, ci dicono i due quando Dale si trova nella stanza rossa. La teoria della possessione è evidentemente la più accreditata. Bob possiede Leland, Mike possiede Gerard, il Gigante possiede l’anziano cameriere. Ma c’è un diverso punto di vista che vi invito a vagliare: avete presente quando nei sogni ci appare una persona ma il suo aspetto cambia continuamente? O magari noi nel sogno sappiamo chi è, ma il suo aspetto non corrisponde all’aspetto che conosciamo quando siamo svegli. Ecco, avete presente. Adesso prendete per buona la frase di Philip Jeffries “We live inside a dream“. Twin Peaks, per quello che Gordon ci invita a intuire fino a questo momento è uno strano posto terrestre, uno di quelli in cui la vicinanza delle porte tra questo mondo e l’altro, fa sì che chi come Dale ha un dono speciale, nel suo caso tramandatogli da sua madre, possa facilmente trovarsi nello stato dell’anatra: proprio sul confine tra i due mondi, che sono l’uno il riflesso dell’altro, poiché come in cielo così in terra. E quando siamo in un sogno la nostra percezione del tempo, dello spazio e dell’essenza delle cose è distorta. O forse è distorta quando siamo svegli. Credo sia questo il punto. A proposito di “Come in Cielo, Così In Terra” devo farvi vedere una cosa proprio adesso che Dale è steso accanto all’anatra e condivide il suo stesso potere di confine.

tpep5_073f6b2fcf748b4f2ce36884f945eef477eBaphomet tarot-magician
 

La prima immagine è una fotografia ritrovata in casa di Jacques Renault nell’episodio cinque a cui, nonostante ne avessi compreso l’importanza, non riuscivo a dare un significato. Ho cercato per giorni. Poi, d’improvviso, guardando Blackie che faceva i tarocchi, prima di incontrare la piccola Audrey, mi è venuto in mente il Diavolo. La carta dei Tarocchi di Marsiglia lo raffigura con un volto disegnato sulla pancia. Il Diavolo dunque, eh? La maggior fonte d’ispirazione, secondo le indicazioni dello stesso Elifas Levi, nell’icona di Baphomet, è proprio la carta dei Tarocchi corrispondente al Diavolo. E Baphomet indica con una gestualità poco misteriosa Come in Cielo, così in Terra. Bene ora guardate la posizione del Mago, così come è disegnato nei Tarocchi: Come in Cielo, Così in Terra! Ma ricordate: “Il mago desidera vedere”. Non sarà certo questo il luogo per una digressione semantica sui Tarocchi ma non potrà sfuggirvi un concetto chiave: entrambi conoscono le cose del cielo e della terra. Vogliamo sintetizzare un’ipotesi già sul tavolo e tagliare corto? Twin Peaks, Mulholland Drive, Inland Empire e quasi certamente Lost Highways parlano di come alcuni uomini, attraverso la magia propria o di mediatori, riescano a sottoscrivere il patto con il diavolo. Punto. Buonasera e arrivederci. Onestamente io credo che questa affermazione sia vera solo in parte. L’ intenzione non è forse di parlare davvero di un ipotetico patto col diavolo, ma di usarlo a mo’ di metafora su come il male si insinua tra gli uomini. Forse. Attenzione, qui nessuno ha detto che Gordon sappia come funzioni il patto col diavolo, ma magari ha solo voluto dare una sua idea a proposito di quello che alcune persone credono. E quelle sono le persone che “desiderano vedere”.  Chiudo la parentesi e vado avanti, tanto su questo punto ci torneremo.

Il nonnetto riaggancia la cornetta del telefono. Naturalmente. Altrimenti, se disturbato dalle interferenze che arrivano dall’altro mondo, come potrebbe Dale restare in quel mondo di confine, che consente al Gigante di manifestarsi? Vi invito a notare con quale colpo da maestro il nostro Gordon/Lynch  fa apparire il cameriere in alcune inquadrature alto come fosse il Gigante. E come le sue mani si protendano a chiedere la firma di Dale, come le mani del Gigante gli tolgono poi l’anello. Ma, ditemi, lo sentite il ticchettio dell’orologio? Bene.

tpep8_009
tpep8_013 tpep8_025La conversazione tra i due non è rilevante tanto quanto lo sono ovviamente, i gesti che si scambiano una volta conclusa la gag del conto. Chiaramente l’invito a bere il latte prima che si raffreddi è una metafora legata a quanto Cooper stia perdendo tempo e stia tralasciando dettagli importanti nella risoluzione del caso Palmer, senza capire che è invece lui stesso intrappolato in una spirale di eventi che si ripetono. Ma per voi, ormai avvezzi alla decifrazione del codice, queste sono bazzecole. Già più difficile sarà comprendere la reiterazione del gesto “pollice su”, che il nonnetto ripete fino a quando Cooper non alza il dito indice. Amici miei, che volete che vi dica? Qui con i segnali, satanici o non, siamo sempre a un bivio: forse significa «Dai che ce la fai» e Dale risponde «Ok, mi fido»; forse invece il pollice alzato è un segnale di riconoscimento legato all’appartenenza ad una “setta”, una che ha a che fare con un “occhio solo” visto il gesto dell’occhio strizzato subito dopo,  e la giusta risposta, il dito indice alzato, è un po’ il lasciapassare per Cooper affinché il Gigante possa manifestarsi. Vi lascio riflettere sul fatto che il “thumb up” normalmente usato come “Va bene” può essere sostituito con il simbolo dell'”Ok”, gesto fraintendibile, associato all’occhio che tutto vede, strizzato sempre dall’anziano cameriere, ma  vi invito a segnalarmi eventuali immagini “hands gestures explained” che possano esserci d’aiuto. Piuttosto arriviamo ai tre indizi del Gigante. Un attimo: sentite il ticchettio dell’orologio? No? Infatti. Ha smesso. Quel che accade durante l’apparizione del Gigante è “fuori dal tempo”. Andiamo avanti. Prima di tutto la traduzione in Italiano prende un granchio clamoroso. Alla domanda di Cooper «Da dove vieni?» egli infatti non risponde con «La domanda giusta è: Dove sei giunto tu fino ad ora?», lasciando intendere “a quali conclusioni sei arrivato nel tuo percorso verso la risoluzione del caso?”, ma «Dove sei andato tu?». Il Gigante è sempre stato lì, in quell’universo parallelo dove possono manifestarsi altre vibrazioni energetiche. E’ Dale che, in alcuni momenti della sua vita terrestre, come il sonno o la parziale perdita di coscienza, riesce a raggiungere quel luogo. Il loro incontro è stato “concesso” da altri, che permettono al Gigante solo di dire alcune cose. Chi sono questi? Gli altri abitanti della Loggia? Io credo piuttosto che tutto quello che accade nei momenti di interferenza dei due mondi sia permesso da un rito che contemporaneamente si sta svolgendo altrove, in cui un sacerdote, un heyoka, detta le regole del gioco e pone i limiti. Questa visione che spiega l’intera vicenda vi sarà più chiara leggendo l’articolo sulle scene di Fire Walk With Me relative all’incontro “Above The Convenience Store“. E’ un concetto che si fatica un po’ a fare proprio, ma una volt afferrato tutta la narrazione dei fatti di Twin Peaks appare sotto una nuova luce. Quindi il Gigante in quel momento è lì per aiutare Cooper a uscire dal circolo vizioso, e per farlo gli ricorda che tutto è già accaduto e continua ad accadere.
Ora i tre indizi più l’ultimo consiglio:

  • C’è un uomo in un sacco che sorride: il sacco che Cooper vedrà all’ospedale e che conteneva Jacques Renault è solo un rafforzativo del concetto, una specie di memorandum per Cooper che dovrebbe capire che il sacco in questione non è altri che Leland, nel suo momento di risata satanica, poiché contiene qualcun altro. O meglio qualcosa altro da sé.
  • I Gufi non sono quello che sembrano: cosa sono questi benedetti gufi e cosa vogliono da noi? E’ una tortura. Ok, andiamo con ordine. A tirar fuori la storia dei gufi, che si manifestano a seguito di ipotetici rapimenti alieni è stato il regista nigeriano Olatunde Osunsanmi con il film The Fourth Kind. Il film, che racconta le vicende della dottoressa Tyler, impegnata nell’impiego dell’ipnosi regressiva su alcuni abitanti di Nome, in Alaska, al fine di portare alla luce la loro esperienza del “quarto tipo” (rapimento alieno) è in realtà un mockumentary. E’ tutto inventato: la dottoressa non esiste, i casi sono stati immaginati, e tutti gli articoli che testimoniavano avvistamenti Ufo a Nome, a seguito di strane sparizioni di persone, erano stati scritti poco prima dell’uscita del film, solo come strumento di marketing per rafforzare il clamore intorno al film. La scelta dei gufi, quali immagini rimaste impresse nella mente dei presunti rapiti, è quindi forse stata ispirata proprio da Twin Peaks. Però, se proprio vogliamo considerare i gufi come elementi del codice di Gordon, la loro presenza potrebbe non essere casuale, in certi boschi in cui alcuni uomini potenti si incontrano. Ecco a voi la foto di un gufo, di uno strano rito, in un bosco, dove non manca il fuoco. bohemian groveQuesta immagine, oramai iconica per i teorici della cospirazione guidati da Alex Jones, è stata scattata durante la Cremation of Care nel Bohemian Grove. Anziché spendere parole, forse inutili, essendo un luogo molto discusso e molto conosciuto, per raccontarvi cosa è il Bohemian Grove, quali persone sono ammesse al “campeggio estivo dei potenti” e quali riti propiziatori vi si tengano, vi invito a leggere brevemente la pagina su wikipedia a cui ho linkato il nome stesso. Se non ne avete mai sentito parlare, all’inizio resterete un po’ scioccati. Dopo un po’ v’abituerete all’idea come ci siamo abituati all’idea che sia davvero esistito un progetto Monarch. O al fatto che Kubrick sia morto subito dopo Eyes Wide Shut. Ma se il gufo simbolo del Bohemian Grove sia o meno Moloch, questo non è un problema del nostro Gordon. Il quale, forse, parla dei gufi intendendo Moloch e basta, senza voler far riferimento alcuno al simpatico boschetto californiano di cui sopra. Riporto da Wikipedia:

    Moloch (o Molech o Molekh o Molok o Mal’akh o Melqart in ebraico מלך mlk) è sia il nome di un dio, sia il nome di un particolare tipo di sacrificio storicamente associato al fuoco. Moloch è stato storicamente associato con culture di tutto il Medio Oriente, tra cui gli Ebrei, gli Egizi, i Cananei, i Fenici e culture correlate nell’Africa settentrionale e nel Vicino Oriente.
    Oggi il termine “Moloch” viene usato in senso figurato per designare un’organizzazione o una persona che domanda o richiede un sacrificio assai costoso.

    L’iconografia classica in realtà non associa Moloch a un gufo. Tuttavia nel Bohemian Grove l’immagine di quel gufo enorme è associata proprio a lui. La frase quindi “I gufi non sono quello che sembrano” potrebbe avere una valenza puramente narrativa, del tipo “La presenza dei gufi rivela l’arrivo degli abitanti della loggia nera” oppure “Bob viaggia sotto forma di un gufo” o ancora “Le sue vibrazioni in questo mondo vengono percepite da noi come un gufo”. Ma se volessimo seguire la pista di Gordon sulle rivelazioni legate al nostro mondo, di cui Twin Peaks è metafora, potremmo pensare ai gufi come a simboli rivelatori della presenza di uomini potenti. Tanto che pare ce ne sia uno nascosto nella banconota da un dollaro. owl-dollar-bill

  • Senza le sue medicine , lui è perduto: ovviamente sappiamo che il Gigante qui sta invitando Dale a lasciare Philip Gerard senza medicine per far comparire il suo ospite, Mike.
  • Leo rinchiuso a Hungry Horse: Hungry Horse è la prigione del Montana in cui Leo era confinato la notte in cui Teresa Banks morì. Quindi Leo non è l’assassino di Teresa e pertanto con molta probabilità non è l’assassino di Laura.

Una cosa da sottolineare: l’anello che il Gigante toglie dal dito mignolo di Dale è quello che sua madre gli aveva lasciato, come raccontato poi nella biografia che risulta dall’ascolto dei nastri di Cooper. In questo articolo vi racconto del misterioso anello. Il ticchettio dell’orologio riprende appena il Gigante scompare. Lasciamo Cooper ai suoi ultimi desideri e rimpianti, che già sappiamo non essere poi così estremi grazie all’arrivo dello sceriffo, e, con un passaggio rapido d’elettricità tra una scena e l’atra, andiamo al One-Eyed Jack’s dove Audrey scopre la verità su suo padre. Vi faccio notare di nuovo la carta da parati e l’arredamento in tutto simile alla stanza nel quadro che la signora Tremond aveva dato a Laura, così come le tende rosse ci ricordano la Loggia.
936738e8fd098b549f12b749fa82c1aetpep8_030Benjamin Horne è il lupo cattivo che vuole buttare giù la casa di mattoni costruita da Audrey. Qui tutta la vicenda all’One-Eyed Jack’s in realtà ci dice cosa è successo a Laura. La Stanza del Piccolo Fiore, quella probabilmente dedicata alle giovani o vergini, rappresenta la Stanza Rossa della Loggia Nera. Il proprietario della Loggia Nera, o comunque il suo abitante più importante è Bob, così come Ben Horne lo è del One-Eyed Jack’s. L’incestuoso tentativo di Ben, nei confronti di Audrey, che è lì per indagare e dire a tutti la verità,  è metafora, nel codice, di come andavano le cose tra Laura e suo padre, dove suo padre altri non era che il lupo cattivo mascherato da Leland Palmer. Blackie, ormai completamente soggiogata dal bisogno di droga, e fallita nell’aspetto e nell’animo, come testimoniano i tarocchi in cui l’Imperatrice (la donna di potere, o la madre) compare accanto alla Torre (il fallimento, la distruzione),tpep8_041altri non è se non Sarah Palmer, annullata da suo marito che, “le nasconde qualcosa”, e la droga affinché non sappia cosa fa alla figlia. Meraviglioso eh? In una sola scena Gordon/Lynch ci svela: assassino, meccanica e movente. E tutto questo è possibile grazie alla trasposizione di questo mondo in un altro mondo, quello del male, quello della Loggia Nera, appunto. Certo, ora che sappiamo come sono andati i fatti è facile a dirsi, eh? Eppure gli indizi erano sufficienti perché capissimo già da questo episodio chi aveva ucciso Laura. Bellissimi i propositi di Cooper per un’ipotetica vita più lunga, ma più bella ancora la perla di saggezza secondo cui è solo la paura a rendere così terribili alcune cose. Se è vero che viviamo in un sogno e nulla accade realmente, l’unica cosa che davvero può spaventarci è la paura stessa che trasforma il sogno in incubo. Una volta salvato dal suo più che improbabile destino (poiché il suo destino è già scritto dal momento che egli è già nella Loggia), andiamo all’ospedale, dove Cooper viene medicato e informato dei fatti accadute durante la notte. Qui mi hanno colpito due cose. Prima di tutto l’Elk’s Club, di cui parla il dottore, andato a fuoco nel 1959. Di quale Club si tratta? Benevolent and Protective Order of Elks. Un ordine fondato nel 1868. Volete vedere il logo di quest’ordine? Eccolo. BPOE_logoNon so serve aggiungere altro oltre: il cervo, le corna, le dodici ore. Forse il fatto che il fuoco avesse invaso un club il cui logo è il cervo, qualcosa ci dice a proposito dei due elementi del codice più utilizzati da Gordon, ma potrebbe essere solo una coincidenza. La seconda cosa che mi hanno colpito sono gli orologi nella stanza dell’ospedale in cui si trova Cooper.tpep8_081Segnano tutti le 7 e 45 del mattino, ma i due laterali sono orologi a 24h. Avete mai avuto un orologio così? Io sì, da bambina. Una volta imparato a leggere l’ora in quel modo, mi diventava difficile tornare sui miei passi e ritornare a guardare alla giornata come a due giri completi della lancetta più corta. Il tempo, ormai abbiamo imparato, è una convenzione. Tutte le cose che accadono quella notte per Cooper sono accadute in meno di un istante. Il tempo di perdere i sensi e ritrovarsi ferito. Nella Loggia il tempo funziona più o meno così: accade tutto contemporaneamente e le cose che accadono in questo mondo non sono che degli indizi a proposito di quello che “già E'”. Anche Ronette sta per svegliarsi, e per raccontare quel che ha visto. E’ l’unica oltre a Laura e a Sarah ad aver visto il vero volto di Bob. Ma qualcun altro sta per vederlo e sta facendo colazione proprio con Sarah Palmer. Shh, un attimo. Non vi sembra di sentire in sottofondo come il rumore di quando telefoniamo a qualcuno e la chiamata è appena stata inoltrata? Tuuuu – Tuuu. E poi il ticchettio di una pendola. O un metronomo.  Vi faccio subito notare la vestaglia che indossa Maddy. Un fiore blu. Una rosa blu, forse? Certo, stilizzata, ma innegabilmente può essere un rimando ai casi “rosa azzurra” di Gordon.

tpep8_097 tpep8_104Nello script, al contrario di come poi ci è mostrato, Maddy vede sul tappeto il volto di Bob e del sangue. Ovvio segnale di predestinazione per lei. Ma è l’inquadratura che include Sarah, Maddy e parte del soggiorno, ad essere un vero capolavoro. Cosa ci fa un piccolo Douglas Fir, o abete, nel soggiorno di casa dei Palmer? Probabilmente è l’albero di Natale ancora non smontato del tutto. Ma in questo contesto seguitemi nella decifrazione del codice. Al cospetto di Sarah (la complice dormiente), seduta su una poltrona la cui tappezzeria ricorda ancora una volta il One-Eyed jack’s,  proprio accanto alle foto di Laura (la vittima) posizionate sotto un’abat-jour (il collegamento elettrico), Maddy (di nuovo Laura nel circolo ripetuto), percepisce qualcosa di strano nella casa (una presenza malefica). Dietro di loro un elemento chiave della foresta (l’albero è il bosco “infestato” dagli spiriti malvagi quale Bob è) accanto ad un paravento (che nasconde, mistifica), da cui, all’improvviso, sbucherà Leland (Bob sotto mentite spoglie). Entrambe bevono caffè, la droga che ci tiene “svegli” in questo mondo (e quindi forse addormentati e intrappolati in un sogno). Sì, ma cosa ci sta dicendo Gordon di Twin Peaks che noi non sappiamo già? La domanda giusta è: cosa ci sta dicendo del nostro mondo? Abusi familiari su giovani donne, in virtù dell’acquisizione di potere, attraverso riti magici votati al demonio, è troppo fantasioso? Lasciamo che lo sia e procediamo. Arriva Leland dunque. Capelli bianchi, come Bob ovviamente, e canterino. Stranamente il ticchettio si ferma. Almeno fino a quando Leland non termina la strofa.tpep8_106

E c’è sempre musica nell’aria.

La musica? Abbiamo già parlato di Glenn Miller. Ora tocca a questa filastrocca, “Mairzy Doats”, diventata una canzone di grandissimo successo  nel 1943, tanto che il New York Times vi scrisse un articolo rimasto nella storia col titolo di “Quella Canzone”. Come il testo stesso della canzone suggerisce, il testo appare insensato all’ascoltatore disattento. Ma una volta entrati nel gioco delle assonanze, la frase contiene essa stessa un indizio per la sua comprensione.

If the words sound queer and funny to your ear, a little bit jumbled and jivey,
Sing “Mares eat oats and does eat oats and little lambs eat ivy.”

Come può una cosa tanto ingenua come una canzoncina pensata per i bambini, ma entrata poi nella cultura popolare, essere legata nell’immaginario di Gordon a un personaggio tanto spregevole come un padre incestuoso, posseduto dal demonio? Portò a Al Hoffman, uno dei tre autori, successo e gloria. Diventa a questo troppo complicato proseguire oltre senza citare una delle maggiori fonti di ispirazione (forse mai confessata da Lynch) per Twin Peaks: Angel Heart di Alan Parker, liberamente tratto da Falling Angel di William Hjortsberg. Perché questo film sia stato tanto importante per Twin Peaks ve lo dirà la visione stessa. Un paio di immagini chiariranno quanto alcuni elementi del codice di Gordon coincidano con quelli usati da Alan Parker. Ventilatori e pale rotanti, specchi e telefoni. Oltre alle scarpe di Audrey, uguali a quelle per dei ballerini di Tip Tap a New Orleans.

angel in the bar angelheart

Ricordate di cosa tratta Angel Heart? Ho un problema di spoiler. Chi non ha visto Angel Heart faccia un passo indietro chiuda la pagina,  vada a vederlo e poi torni qui.  Avvertirò una seconda volta: ATTENZIONE. Spoiler Alert! Chi non avesse visto il film Angel Heart non legga oltre. Bene, ora che siamo solo noi, possiamo parlarne. Harry Angel è chiamato da un certo Signor Luis Cyphre (fantasia eh?) a investigare per la scomparsa di  Johnny Thunders. Johnny era un cantante di jazz, molto famoso, che doveva qualcosa al signor Cyphre. La storia è presto detta: al fine di guadagnare fortuna e gloria, Johnny aveva fatto un patto con il diavolo, vendendo la sua anima in cambio del successo. Gli era sfuggito grazie all’aiuto di una maga che, attraverso un rito in cui Johnny aveva mangiato il cuore di un marinaio, aveva concesso all’anima di Johnny di entrare nel corpo di quel marinaio, Harry Angel. Risolvere il caso significherà per Angel accorgersi del fatto che la sua vita è tutta un’imbroglio, un specie di illusione, o di sogno (se vogliamo creare il parallelismo con Twin Peaks) e che la sua anima è maledetta e appartiene a Satana. Viene in mente il mago del Club Silencio che dice “No Hai Banda” vero? Non è un caso. Il jazz prima di ogni altro genere, la musica, lo spettacolo, Hollywood, non sono forse ad appannaggio di chi rinuncia alla propria anima per abbracciare il successo? Forse il “patto col diavolo” non è che una metafora di quanto quel mondo sia marcio e corrotto. O forse no. Fatto sta che Twin Peaks e Mulholland Drive parlano di questo: potere, fortuna e gloria sono supportati dal male. Ce lo dice chiaramente Gordon nella scena in cui, al caldo di un bel fuoco che scoppietta nel camino,  i potenti e loschi fratelli Horne cantano, schioccano le dita a ritmo di musica e danzano con Leland, finalmente tornato tra i suoi simili. tpep8_129Ora che Leland si è ricongiunto con i suoi amichetti potenti, possiamo seguire le vicende di Cooper e Truman che indagano a proposito di quello che è successo a casa di Leo Johnson la notte in cui gli hanno sparato. Attenzione! Anche qui, subito dopo il flash della macchina che fotografa le prove sul posto, non vi è sembrato di sentire quel Tuuu-Tuuu, tipico di un telefono che ha inoltrato una chiamata? Vabbe’, lasciamo stare. Dale Cooper ricostruisce come sempre i fratti con estrema precisione e con altrettanta precisione Hawk trova alcuni indizi che collegano Leo all’incendio alla segheria e alle foto su Flash World. Divertente la gag tra Andy, “Rosenflower” e lo sceriffo. Ottimo lo spunto secondo cui il modo in cui Andy chiama Harry per fargli vedere Albert, somiglia al modo in cui Philp Jeffries indica a Gordon Dale Cooper “Sai chi è questo?”. Al Double R nel frattempo qualcuno inneggia alla torta di Norma. Schermata 2016-08-14 alle 17.05.01

In questo episodio Gordon/Lynch ci tiene a sottolineare una cosa più delle altre, ve la dirò con una citazione e poi vi spiegherò cosa c’entra la torta di Norma, e non solo quella.

We Live Inside a Dream.

Viviamo in un sogno e per non svegliarci abbiamo bisogno di droghe, due in particolare: il caffè e lo zucchero. Lo zucchero, la droga più amata al mondo ci tiene ben ancorati alla vita. Lo zucchero è la nostra fonte di energia più rapida. Senza zucchero i nostri neuroni non non possono scambiarsi informazioni. Ma numerose ricerche negli ultimi anni hanno sottolineato come il suo consumo sia legato a meccanismi di ricompensa esattamente come le droghe più conosciute, considerate illegali e causa di dipendenze. Quanto zucchero è consumato a Twin Peaks tra torte, ciambelle, frittelle e simili? In quantità industriale. A Twin Peaks (che è la metafora del nostro mondo) la droga va che è una bellezza. Per non parlare del caffè, altra droga legale, caratteristico di chi vuole essere sempre “sveglio” energico e attivo”. Io credo, amici miei, che qui Gordon ci stia dicendo una cosa molto semplice: siamo quello che mangiamo, e quello che mangiamo ci tiene intrappolati in una specie di sogno in cui ci è impossibile scoprire la verità. Guardate l’espressione di questo poveretto: non è forse un’espressione estatica e di offuscamento? Un momento… ho detto estatica? Mi è venuta in mente una cosa. Un’ostia. Stessa forma di una torta. Di una ciambella. Il corpo di Cristo. Porta pace e amore in noi. Così come la Garmonbozia porta pace e soddisfazione negli abitanti della Loggia. Come è quel vecchio detto? La religione è l’oppio dei popoli. Ecco l’altra nostra dipendenza. Così se fino a questo momento i malvagi e potenti Ben e Jerry ci sono sembrati gli unici “affamati” e vogliosi di cibo, ora tutti gli abitanti di Twin Peaks ci svelano una natura corrotta. Come le due innocenti ragazze, Donna e Maddy, ispirate dagli oggetti Laura, sembrano assumere i loro comportamenti e vizi, quali il fumo, la vanità e l’istigazione al sesso. Tanto che Donna viene invitata a “guardare nei pasti a domicilio”. Divertente l’accenno del dottore al fatto che Jacoby sembri aver assunto sostanze stupefacenti, a causa del fatto che ha appenna assaggiato il cibo dell’ospedale.

tpep8_192 tpep8_194Per fortuna alcuni uomini integerrimi e di buona volontà sono meno dormienti di altri e riconoscono in quell’innocua cittadina un luogo in cui il male si è insidiato. Albert e Margaret. La stessa Margaret che mastica resina d’albero per conservare quel sapere che dagli alberi le arriva e che, con un gesto molto poco elegante, agli alberi fa tornare attaccando il suo chewin-gum al legno. Vai a capire cosa ci sarà davvero nel legno. Nel suo ceppo, negli alberi, nelle maniglie dei comodini degli hotel. E’ tutto difficile da capire per chi ha sempre pensato a Twin Peaks come a un luogo paradisiaco di ingenuità.

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tpep8_214Ma le cose si stanno lentamente rivelando per quello che sono e, Gordon ci dice questo con un altro prezioso elemento del codice: il cibo dell’Ospedale che, per qualche strano motivo che neanche il primario riesce a spiegarsi (notare lui che raggiunge l’infermiera in reception e le chiede di controllare che cosa sta succedendo in cucina), è terribile e ha un odore che lo rende inavvicinabile. Proprio come la Garmonbozia, che in realtà è solo dolore e sofferenza. Il cibo dell’ospedale ha “quasi ucciso”: Shelly, Pete, Jacoby. Quasi ucciso. Che parole grosse. Schermata 2016-08-14 alle 20.52.28C’è ancora una possibilità di redenzione: l’amore. E Lynch crede profondamente in questa cosa tanto che  prima ci mostra Bobby che allontana da Shelly quel cibo orrendo e le porta dei fiori inginocchiandosi a lei e poi ci mostra il  maggiore Briggs che, sebbene soggiogato anch’egli dalle insidio dello zucchero, e sebbene operante in un settore misterioso, giustificando con il “segreto militare” l’occultamento della verità da parte di sovrastrutture, usa quelle stesse parole che Gordon userebbe per raccontarci in cosa davvero crede. Quella vita, non mortale, non terrestre, infinita, in cui il nostro spirito davvero risiede, e accessibile solo attraverso la comprensione della bellezza. Io credo che questa sia la scena più bella dell’intera vicenda accaduta a Twin Peaks ed ecco perché senza aggiungere altro, lascio che sia Gordon a raccontarcela ancora così come lui ha voluto fare.

Nel riprendersi da questo meraviglioso incontro, Bobby ricorda all’improvviso il volto di chi ha sparato a Leo. Hank Jennings. Quest’uomo è un mistero per noi, nel codice. Cosa rappresenta Hank? Forse il criminale impenitente. Colui il cui animo non può essere corrotto perchè la sua natura già lo porta a essere così. A Bob non interessa Hank, poiché in lui già è il male. Ma se è vero che uno dei cardini fondamentali su cui ruota tutto il mistero di Twin Peaks, e quindi di questo mondo, è la dicotomia, allora non vi sorprenderà il fatto che Gordon metta Hank in una cella il cui numero,24601,  è uguale al numero di cella di Jean Valjean. Insomma, mai possibile che Gordon scomodi addirittura Vitor Hugo? Certo che sì. Chi è in fondo Jean Valjean? Un miserabile, un uomo a cui la sorte non ha mai arriso, nei suoi continui tentativi di redenzione, sempre falliti e nelle sue continue evasioni da situazioni sporche, per poi finire inevitabilmente in qualcosa di peggio. Come Hawk racconta a Dale: quando incontri il tuo doppio malvagio, non devi aver paura e affrontarlo. Solo così potrai vincerlo. Dale perderà. Jean Valjean perse. Ed Hank come lui. Ma torniamo a quello che successe quella notte. Al cospetto di una distesa di donuts, e quindi di zucchero e quindi di mistificazione, Dale e gli altri tentano di ricostruire l’accaduto.

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Qui, più che la ricostruzione, ad interessarci per la lettura del codice  ci sono due elementi fondamentali. I Donuts, appunto. Compaiono ad ogni cambio scena, in sovrapposizione con le altre immagini come se Gordon volesse dirci che tutto quello che è successo ha a che fare con loro. Per forza: è tutto già successo e continua a ripetersi in un percorso circolare, come le ciambelle. E si ripete mentre Dale continua a dormire, a essere legato a questa vita, che invece è tutta un sogno, di cui forse è l’unico protagonista.

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Di scena in scena ripassiamo lo scorrere dei minuti in quella notte dove, dopo due appuntamenti, il primo con James, il secondo per il festino con Jacques e Leo, Laura e Ronette vengono trascinate nei vagoni abbandonati di un treno da un terzo uomo, che noi sappiamo essere Leland, ma ormai completamente assoggettato a Bob. A questo punto entra in gioco un elemento che conosciamo ormai bene, talmente tanto che oltre a essere un forte caratterizzante del codice di Gordon, lo è diventato per tanti altri che hanno voluto ispirarvisi. Anche per dire altre cose probabilmente: la luce rossa di un semaforo. Se ricordate, nell’analisi dell’episodio pilota avevo accennato a un primo possibile significato dei semafori. tpep8_358Il rosso significa fermarsi. E nell’episodio pilota pare che a un certo punto consigli quasi a Dale si fermarsi, di non fare più domande, di lasciare che gli eventi si manifestino. ma ora voglio svelarvi un’altra cosa. Avete mai sentito qualcuno lamentarsi di  Fire Walk With Me dicendo che non conteneva, come invece era promesso nella promozione, la soluzione al mistero? Io sì, troppe volte. Vorrei prima di tutto chiarire due possibilità da prendere in considerazioni a proposito di questo film. Primo: forse non è un prequel ma un sequel. Secondo: sì, se c’erano chiavi da dare per decifrare il codice, Gordon ce le dà in Fire Walk With Me. Solo che non tutte si palesano alla prima visione. Guardate qua:

red lights

Chiaro, no? Il cartello dietro l’autobus, dico. Praticamente FWWM inizia con questa dichiarazione d’intenti: è vietato passare quando le luci rosse lampeggiano. Le luci rosse decidono quando si può passare e quando no. Ma quando non si può passare, perchè non si può passare? Perchè è vietato. C’è forse qualcosa, una potenza superiore, fisica, politica, giuridica,  che impedisce ai fatti di essere conosciuti? Chi cerca la verità si deve fermare. Non si passa e si ricomincia daccapo. Si resta immobili in una stessa situazione, nulla procede e il ciclo ricomincia. Ora la domanda è: chi o cosa costituisce questa sovrastruttura? Chi o cosa è così potente da decidere quali cose possono essere sapute e quali no? Io proprio non so rispondere, e mi rendo conto che è una visione paranoica del mondo, questa in cui per chissà quali mani superiori non si può mai sapere tutta la verità. Ma il maggiore Briggs che semplicemente dice a suo figlio “il mio lavoro è segreto militare” non è una cosa che ci sembra strana. E’ un po’ come quando  ai bambini si dice «E’ così e basta», e loro, non possono far altro che piangere. Metafora di questo,  le lacrime del povero Andy che alla fine si ribella all’adulto Albert, il quale invece accetta di buon grado, nonostante la scienza sia dalla sua, il fatto che alcune cose sono semplicemente incomprensibili per noi.

Per esempio non si capisce perchè dobbiamo uccidere gli animali ed esporli come trofei, con tutte quelle corna in bella vista. E poi perchè proprio in casa di Pete Martell? Perchè Josie, per qualche apparentemente inspiegabile motivo, è il male e fa il paio con Hank Jennings. Tanto che probabilmente nella sua storia c’è la risposta alla domanda “Chi è Judy?”.

tpep8_380 tpep8_379

Avremo modo di parlare di lei credo, ma se volete approfondire l’argomento, vi raccomando questo post. Ma a proposito di quanto i malvagi tentino una redenzione che non arriva mai, non è meravigliosa quest’immagine di Hank, illuminato dalla porta da cui entrano i potenti, che attende il giudizio mentre alle sue spalle si scontrano il paradiso, rappresentato dal pesce (simbolo di Cristo) e l’inferno, chiarito dal dal fuoco (proprio sotto a lparadiso tra l’altro)? tpep8_401 (1)Piccole perle che quest’episodio continua a regalarci. Abbiamo parlato già abbastanza del fatto che Audrey è imprigionata all’Eye Oned Jack’s come Laura lo è nella Loggia Nera e che, come Audrey fa con la preghiera, anche Laura cerca di comunicare con Dale. Io credo che quando arriverà la terza stagione molte altre cose saranno chiarite. E forse sì, forse qualcuno guarderà meglio nel diario di Laura, dove, superando il paradosso temporale, sarà riuscita a dire a Dale cosa sta succedendo.

Ma prima di chiudere l’analisi di quest’episodio andiamo a cena dagli Hayward, insieme ai Palmer. Una bella e sana, semplice e amorevole famiglia americana. E invece no. Anche qui c’è una menzogna di fondo: Donna non è figlia del Dottor Hayward ma di Benjamin Horne. Mi ha colpito molto lo sguardo della madre di Donna rivolto alle due ragazze sedute accanto a lei. Come se avesse già chiaro quale è il destino di una ragazza che ha arinunciato all’innocenza.

tpep8_458 (1)

Anche qui il male è ben nascosto, ma presente. Vi faccio notare la tazza di caffè che campeggia in bella vista, un po’ come fosse la tazzina di Notorius.tpep8_428La famiglia americana assiste a uno spettacolo, dove una giovane presentatrice, vestita da fatina, ricorda un po’ un personaggio del Il Mago di Oz. La poesia di Harriet muove poi tutti alle lacrime perchè sembra aver carpito quelle atmosfere che hanno caratterizzato i momenti in cui Laura ha lottato con Bob. La tristezza dei boschi e lei rapita da una danza! La danza, di nuovo lei. Quella del nano e quella di Leland. ma qui, perchè Get Happy? Perchè questa canzone portata al successo da Judy Garland? Insomma, questa Judy Garland non è forse sempre più citata, e non solo dal maggiore Briggs nel suo sproloquio dopo il rapimento? Era solo una ragazzina quando il successo arrivò, aveva appena 16 anni. E fu fagocitata dalla macchina di Hollywood che la lasciò al fine della sua vita, sola e precocemente consumata. Insomma la vita di Judy Garland non è il sogno americano, eppure è così che la vogliamo ricordare. Come Marilyn: una stella di infelicità. Rileggendo alcune delle sue ultime interviste questo ci appare chiaro:

«Ho provato per tanto tempo a credere fortemente in quell’arcobaleno, cal di là del quale volevo andare, ma non ha mai funzionato»

over the rainbow

Forse c’è qualcosa che non sappiamo, o forse che non vogliamo vedere, o forse, come Dale ha dimenticato il biglietto di Audrey, qualcosa che abbiamo dimenticato. Gordon è il nostro Gigante e ci dice di essere attenti, ma di non cercare tutte le risposte in una volta.

Schermata 2016-08-16 alle 20.41.17 Schermata 2016-08-16 alle 20.41.43Il percorso si costruisce mettendo una pietra dopo l’altra. Sì, meglio un percorso di pietre che di mattoni d’oro, dopo tutto. In fondo meglio non essere Judy Garland, se non si vuole finire negli incubi di Ronette.

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P.S

Ho appena finito di scrivere l’analisi di questo episodio. Ho acceso la tv e stanno dando “E’ Nata un Stella” con Judy Garland. Forse sono sulla strada giusta e forse dormirò con la luce accesa. Dale me la pagherà per queste notti insonni.

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Comments

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4 comments

  1. Matteo Ziliani

    spiegherai il codice anche di altre puntate della seconda stagione? dell ultima puntata soprattutto, che non si è capito nulla ahaha.

    • Diane dell'FBI
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      ci proveremo Matteo, il lavoro è molto lungo e richiede tanta attenzione. Al momento stiamo lavorando su Mulholland Drive, perchè quel film spiega moltissime cose degli ultimi episodi di Twin Peaks 😉

  2. Federico De Gustibus

    Cara Diane,

    Dopo aver letto gli otto episodi, avrei un paio di consigli di lettura e una richiesta per te: vai avanti, per favore…e stai ben attenta a Nani, anziani ridanciani in Mulholland Drive e medici del paese in Twin Peaks…riguarda il pilota in quest’ottica! Credo che qualcuno si nutra segretamente del dolore altrui oltre al signorino in rosso danzante…tanto più che i giochi di somiglianze non sono infrequenti in Lynch, e a me i due sembrano molto simili. 🙂

    Inoltre non saprei, Diane…la storia delle tre profezie che non sbagliano mai potrebbe riferirsi tanto alla Loggia quanto agli indizi, ma anche…alla realtà stessa di Twin Peaks e, in un certo senso, a tre archetipi umani e ai rispettivi vizi.
    Un esempio al volo? Rivedo molto il gufo in Audrey: sia fisionomicamente (lo sguardo), sia nell’atto di osservare da un buco le vicende del Great Northen.
    Secondo esempio, più complesso: le tre famiglie principali e “borghesi” oltre ai Palmer. Sì, proprio loro.Perché dico questo? Prova a seguirmi, Diane: se TUTTI gli Horne (dati anche i grossi occhiali rotondi dei fratelli e soci in affari) fossero un po’ “gufi”, è possibile che i Briggs “abbiano bisogno di medicine per sopravvivere”? Bobby -poniamo- di violenza o di amore, di scazzottate o di giacche e cravatte, insomma di adrenalina, di un ritmo “alto” (ricordi, Diane, quando cambia canzone in macchina, con Shelley, in una delle prime puntate?). E il padre…Garland. Che uomo. Calvo, sull’attenti, zuccheroso ma con gli occhi a spiraglio sempre ben puntatai sulla realtà. Di cosa potrebbe aver bisogno per sopravvivere? Di segreti militari, di teosofia, di esoterismo…o forse di pace interiore, di verità superiore? In questo caso, postulato che le medicine, per padre e figlio, sarebbero sempre due, dicotomiche e procedenti in direzioni opposte, le cose quadrerebbero. No?
    E infine, per gli Hayward…se fossero “uomini chiusi in un sacco che sorride”? Ipocriti e oscurantisti ma benevoli. Votati “alle più alte cose” (sono gli unici che noi sappiamo andare in chiesa regolarmente) ma aventi un lato oscuro ben al di là delle nostre aspettative o intuizioni superficiali. Sto delirando, Diane?
    Del resto è Donna a urlare contro la tomba di Laura che la fosse non è stata scavata troppo in profondità, facendoci rabbrividire senza preavviso.
    Del resto, se la mia intuizione è giusta, è il Dottor Hayward il Nano del paese, l’oscurantista (“Ridatemi il corpo di Laura per il funerale!”, tuona contro Albert, sultano dei sentimenti e Re della Verità). E se fosse che insospettabilmente, subconsciamente fosse anche perverso? L’episodio in cui viene a sapere della morte di Laura la sua espressione non mi convincono. Sguardo, bocca, contatto oculare…rivederevi le interviste a Naomi Watts nel dvd di Mulholland Drive: Lynch non lascia la fisionomica al caso. Ma non mi fermerei qui: se la moglie è in carrozzina, evidentemente -ahilei- disabile, perché lui sostiene giovialmente, invitando a cena James, che lei “ha cucinato per un esercito” quando è lui a cucinare? Giuro, è lui: e lo sappiamo dal fatto che chiede, durante una delle prime puntate, una mano a Donna proprio in cucina. Gli occhi della moglie. Ferma e sapiente. Immobile, onniscente? Chi è veramente, in fondo, la moglie di un medico di paese? Un uomo cui TUTTI confessano qualcosa. Un uomo che sa e che DEVE, sotto giuramento ippocratico, interiorizzare tutto? Ripeto, chi è sua moglie? Perché Gordon la piazza su una carrozzina? Perché Scusa se ho solo pochi elementi e se verso la vine sono stato pedante, Diane: spero tu possa combinarci qualcosa di buono, con quest’accozzaglia di idee.

    Ultimissima cosa, Diane: occhio…agli occhi. Al destro e al sinistro. Sono incrociati rispetto alle cortecce cerebrali, no?, dunque destro sta a creatività come sinistro sta a raziocinio.
    Gordon dà due indizi, forse, in questo senso:
    1) da un lato il Dr. Jakoby, personaggio tra i più “completi” e rotondi, del resto con ben pochi segreti rispetto agli altri: spesso indossa occhiali dalle lenti rosse a destra e blu a sinistra (su rosso e blu come focoso vs. freddo, ma anche come, antropologicamente parlando, come “carisma” vs. “istituzione” -col giallo, cinematograficamente parlando, a significare magnificenza, irraggiungibilità o sciattezza a seconda della saturazione-, rimando allo stesso Lynch [Velluto Blu in particolare], a Kubrick [Eyes Wide Shut] e, per una panoramica stilizzata e concisa, al genio di J.L. Godard [Il Disprezzo];
    2) dall’altro l’infantilismo dittatoriale, l’estrema -patologica- parzialità prospettica e la forza bruta (psicologica e fisica) di Nadine, unico personaggio “reale” cui manca qualcosa sul piano della comprensione della realtà: l’occhio del raziocinio, il sinistro.
    Su quest’ottica (perdonami il gioco di parole!) sarebbe interessante indagare personaggi come Rita di Mulholland Drive, Sarah Palmer, Laura Palmer, Pete (!) e lo strabismo ricorrente, in generale, di alcuni zingari lynchiani…

    Ok, potrebbe essere solo una mia elucubrazione: non sarebbe pensabile una costruzione così complessa della singola scena. Ma se la “regola” dell’occhio risultasse fondata, si potrebbe procedere per induzione, una volta tanto, e comprendere da un’altra, ennesima prospettiva i molti meccanismi psicologici instillati da Gordon nei suoi “porcellini d’India” (cit. il nostro caro Manzoni)? Insomma, gli occhi non mentono. Nessuno è innocente. Gordon lo sa meglio di chi gli sta intorno, e non manca di fornire due piccoli indizi. Jakoby e Nadine. Che ne dici, cara?

    Un abbraccio e in bocca al lupo, Dale forse non è perso.
    Federico

    PS. di seguito i consigli letterari:

    ——-Per quanto riguarda i doppi:
    -R. Girard, La violenza e il sacro (potrebbe spiegare alcune cose riguardo al doppelganger e alla necessità di un “cuore saldo” nell’affrontarlo);
    -R. Girard, La voce inascoltata della realtà;
    -Tutto Dostoevskij, in part. Il Sosia, Memorie del sottosuolo e Delitto e Castigo;

    ——-Per quanto riguarda i demoni:
    -Michele Psello, Le opere dei demoni (saggio bizantino sulle diverse tipologie dei demoni, dal più “celeste” e quello “più sotto del sottosuolo”, ispirato tra l’altro ai neoplatonici…ci andrai a nozze);
    -Dostoevskij, I Fratelli Karamazov (un caso irrisolto, un colpevole metafisicamente introvabile, una cittadina in cui aleggia una strana aura spettrale, un Satana seducente a metà strada tra Bob, il Nano e il Gigante, due miserabili, un illuminato sempre sull’orlo di un buio precipizio, un mostro e…devo andare avanti?).

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